domenica 1 maggio 2016

FUTSAL LA LAZIO CONTRO LE DECISIONI ARBITRALI

Svegliarsi con l'amaro in bocca del giorno dopo non è mai una bella sensazione. Perché, se i bollori del post partita sono più che comprensibili quando ci si sta giocando la permanenza in Serie A, alzarsi con la consapevolezza che per l'ennesima volta i conti non tornano fa tutta la differenza di questo mondo. Ci siamo passati tante volte sopra in questa stagione, mandando giù l'indigeribile boccone del “ma tanto non si può fare niente”. Stavolta no, tanto ormai non c'è più nulla da perdere e ormai quel che fatto è fatto. È per questa ragione che la S.S. Lazio Calcio a 5 intende puntare il dito sulla classe arbitrale, sui modi di conduzione delle partite e sulle designazioni troppo spesso inconcepibili.


Partiamo da un fatto, per Napoli-Lazio la CAN5 ha mandato tre direttori di gara ed un cronometrista. Nell'ordine: Vincenzo Giannantonio (Campobasso), Francesco Peroni (Città di Castello), Francesco Miranda (Castellammare di Stabia), Antonio Marino (Agropoli). Fischietti, chi più e chi meno, con poca esperienza in Serie A in questa stagione, che per lo più si erano spesi per loro stessa ammissione fra Under 21 e campionato femminile. Insomma, palesemente non pronti a gestire una gara del genere, a questo punto verrebbe da dire quasi fortunatamente a porte chiuse. Figuriamoci, infatti, visto l'arbitraggio messo in scena, se il caloroso pubblico partenopeo avesse giocato un ruolo nel condizionare il clima della partita. Ma atteniamoci ai fatti, non parlando per ipotesi. Avendo però incontrato alcuni dei direttori di gara già in altre partite dei campionati nazionali (avendo una U21 e una Serie A Elite femminile) un'idea su quello che potesse accadere ce l'eravamo già fatta.

Come accaduto praticamente sempre durante l'arco di questa e della passata stagione, definire un arbitraggio “contro” sarebbe riduttivo. Troppe volte abbiamo assistito ad atteggiamenti volutamente provocatori, strafottenti, arroganti da parte di arbitri che hanno cercato palesemente di innervosire i giocatori in campo e i componenti della panchina, partendo dal mister, passando per dirigenti e giocatori. Poche, pochissime le volte in cui si è avuta la sensazione di uscire dal campo con la consapevolezza che, una volta tanto, tutto fosse filato liscio. In quel di Cercola non è stato così. Gli arbitri hanno deliberatamente utilizzato un metro di giudizio anti-Lazio, voltandosi dall'altra parte di fronte alle scorrettezze dei giocatori partenopei fra manate e scalciate, di fatto condizionando l'esito della partita. Come quando, con la Lazio avanti 2-1, un clamoroso fallo su Pacheco non veniva sanzionato e sul prosieguo dell'azione, un tuffo di Fornari portava il Napoli al tiro libero del momentaneo pareggio.

Si potrebbero scrivere pagine sulla disparità di metro di giudizio adottata ieri ma, attenzione, non è tanto sui falli fischiati, quanto sui non-fischi che ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Come però disse qualcuno qualche tempo fa, la famiglia Chilelli è sul “libro nero” degli arbitri. C'è altro da aggiungere? Sì, le ultime righe sono da spendere sulla folle espulsione di Pacheco per doppia ammonizione. Rivedetevi le immagini della partita e quello che accade allo spagnolo, reo, secondo il signor Vincenzo Giannantonio, di essersi tuffato. È un contatto al limite, come molti altri durante la partita, nessuno di questi però sanzionato con un fischio arbitrale, un fallo di seconda e l'ammonizione che ne consegue come da regolamento. L'espulsione del catalano vogliamo credere che sia scientifica, pianificata, dovuta a malafede, a premeditazione, o a cos'altro? Perché Pacheco - già ammonito nel primo tempo - è stato espulso senza colpo ferire, condizionando definitivamente la gara d'andata, ma anche e soprattutto quella di ritorno. Il tutto mentre i ripetuti tentativi di esacerbare i contatti dei vari Fornari e Bico non sono stati sanzionati dagli arbitri nella stessa misura. La domanda è solo una: perché? È questa continua disparità di giudizio a non andare giù, questa continua sensazione di dover giocare non solo contro l'avversario di turno, ma contro la classe arbitrale a non essere più tollerabile in nessuna maniera.

Chiediamo, anzi pretendiamo, maggior rispetto verso una società storica per questa disciplina. Nei confronti di un club che per la passione che ha per il calcio a 5 non ha eguali nel panorama del futsal italiano. Società del genere andrebbero tutelate, non spedite al macello ogni domenica, alla mercé di una classe arbitrale che oltre ad essere di basso livello, è anche volutamente provocatoria, irriverente, forte del suo potere e inutilmente arrogante. Ci siamo stufati di riaprire gli occhi il giorno dopo la partita con la frustrante sensazione di dover combattere contro i mulini a vento. Non ne possiamo più di mandare giù bocconi amari. Se retrocederemo vogliamo farlo per colpe nostre, non per una spinta arbitrale di troppo.

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