lunedì 23 febbraio 2015

Antonio Benarrivo ad "Eroi del Calcio"

21/02/2015
Mercoledì 22 settembre 1993, l’Italia vince 3-0 contro l’Estonia al “Kadrioru Staadion” di Tallinn.

Antonio Benarrivo esordisce in Nazionale. Un’emozione immensa. Anche a distanza di quasi 22 anni. Non solo per la prima volta in maglia azzurra.

«Esordimmo assieme io e Andrea Fortunato. Lui giocava a sinistra ed io a destra. I terzini di quel giorno erano Fortunato e Benarrivo. Lo ricordo molto volentieri. Una persona straordinaria, disponibile, entrammo subito in sintonia. Entrambi facemmo un grande esordio. La bruttissima parentesi della sua malattia ha lasciato tutti dispiaciuti. Oggi vi ringrazio perché è stato un modo per ricordarlo. È una persona che non ho mai tolto dalla mente. Lui è stato un eroe del calcio. Nelle prossime tappe della mostra sarebbe bello se esponeste una sua maglia», così l’ex capitano del Parma Antonio Benarrivo, in visita quest’oggi presso “Eroi del Calcio – Storie di Calciatori”.


Una sua maglia numero tre del club ducale gli fa pescare nella memoria: «È un piacevole ritorno a un glorioso passato. Il Parma era una squadra ambiziosa che ha vinto anche tanto. Far parte con la mia casacca di questo bellissimo contesto, organizzato in maniera perfetta, mi rende orgoglioso. Faccio i complimenti all’AIC che ha ideato un qualcosa di straordinario, in una città bellissima come Bari. So che andrete in altre parti d’Italia, con quello che si può definire un vero e proprio museo del calcio, con i giocatori più forti della storia. È tutto interessante».

Un’era forse irripetibile, per tanti aspetti: «La storia dice questo. Se facciamo un excursus e guardiamo indietro negli anni, Parma è stata la città e la squadra che in così brevissimo tempo ha vinto tantissimo. Questi risultati, se parliamo di una cosiddetta provinciale, nel mondo non c’è nessuno che in tredici anni li abbia fatti. Molte volte sono stato sul passo d’addio. Ho fatto decidere alla mia proprietà il mio futuro. A distanza di tempo dico sbagliando. Sono rimasto innamorato della mia maglia e della città che mi ha ospitato, con la prospettiva di continuare un cammino con loro da dirigente. Questo non è potuto succedere a causa del crac Parmalat e di tutto ciò che è successo a Tanzi. Mi trovo completamente fuori dal sistema, vivo di ricordi e nello stesso tempo guardo avanti. Fui cercato dalla Juventus subito dopo il Mondiale negli USA, da Inter, Arsenal, Fulham, Middlesbrough nel corso della carriera. Questi attestati di stima mi hanno sempre riempito d’orgoglio. È andata come andata, sono rimasto una vita calcistica a Parma, da quando sono arrivato in A fino a quando ho deciso di smettere. Rimane per me un piacevole ricordo, posso dire che nella vita ho vinto qualcosa».

Proprio la finale di Pasadena del 1994 lo vide tra i protagonisti, ma «si erano decisi soltanto i primi cinque rigoristi, non si era parlato dell’evenienza di andare a oltranza. Mi sarei presentato anch’io con convinzione, se fosse stato necessario».

Esiste un nuovo Antonio Benarrivo nel calcio d’oggi? «De Sciglio lo vedo molto somigliante a me come tipo di gioco. Mi viene in mente anche Abate. Prediligo i terzini che fanno le tre fasi, mi assomigliano tutti quelli che sono a loro agio sull’intera fascia. Da bambino giocavo ala sinistra, io che sono un destro naturale. Mi sono affermato a sinistra col lavoro e la volontà, senza questa voglia d’importi non puoi fare il calciatore».

Nessun commento:

Posta un commento