venerdì 6 giugno 2014

FILOSOFIA DELLO SPORT -PENSIERI E SIMILITUDINI SPORTIVO-FILOSOFICHE



La totalità funziona meglio se è autosufficiente o se è etero diretta? Questo è un problema filosofico del pensatore e scienziato tedesco, Gottfried Wilhelm Leibniz, che ha visto una risoluzione inaspettata, nello sport ed oggi, a distanza di 300 anni circa dalla sua nascita. L’ex allenatore di calcio, Arrigo Sacchi, in altri termini ha riportato così il problema: “Quanto influisce l’allenatore nella vittoria di una partita?”. 

E ancora: “Chi entra in campo e decide le sorti di un campionato?”. Osservazioni filosofiche – sportive che tirano un calcio con l’etero direzione e fanno goal. Allora come ora. Anche chi dirige dall’esterno ha una funzione molto rilevante nella funzionalità della totalità. La filosofia non è dunque l’allenatore che detta e che non gioca. Detta e gioca giocando i propri concetti, messi in ballo sull’orlo del tempo. Una filosofia che non si confronta con le dimensioni più popolari è una filosofia antifilosofica. Ed è un po’ come credere nell’eccessiva potenzialità del caffè decaffeinato. La vera filosofia è quella che va di pari passo coi tempi che corrono. Una filosofia che non può non occuparsi, ombreggiandola, della grande luce della cultura del calcio. Lo sport nato sì prima della filosofia, ma con la stessa vocazione di questa circa la tesi della competizione. Il motto moderno del barone De Cubertain “L’importante non è vincere, ma partecipare” si ripropone in altri termini nel motto della teoria filosofica, quella volubile, “L’importante non è raggiungere una verità indiscussa, ma discuterla a piede libero”.

Cristina Longo


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