Il 1° maggio del 1994 Imola ci portava via un grande uomo e un grande pilota.
"Puoi essere buono nella vita di tutti i giorni, ma se sei buono nel nostro sport non vincerai mai niente". Pensieri e parole sono di Ayrton Senna e dopo tanti anni sono ancora utili per sottolineare la dicotomia tra l’uomo, sensibile e generoso, e il pilota, spietato e maniaco della perfezione. Le corse sono nel mio sangue raccontava Ayrton che inizia a gareggiare a 13 anni con i go kart spopolando nei campionati sudamericani. Poi la decisione di emigrare in Italia per diventare pilota professionista. Si fa chiamare ancora Da Silva, il cognome di papà. In pista è un fenomeno ma il titolo mondiale non arriva mai. Il secondo momento decisivo nella carriera del giovane Ayrton risale al 1981, quando si stabilisce in Inghilterra e debutta in Formula Ford. Al volante delle 1600 vince i due campionai inglesi, l’anno dopo si ripete con i 2000 di cilindrata. Tocca quindi alla Formula 3. Il campionato inglese storicamente è il più selettivo e per emergere Ayrton Da Silva sbriciola ogni record della categoria: 12 vittorie, 15 pole position e 13 giri veloci in 20 gare.
Prestazioni
mostruose che non bastano per entrare in Formula 1 dalla porta principale. Alla
fine lo ingaggia la Toleman, squadra da fondo classifica. Nel frattempo Ayrton
decide di utilizzare il cognome della madre, Senna. Nonostante la scarsa
competitività della macchina il fenomeno di San Paolo si mette in luce nel Gran
Premio di Monaco piazzandosi al secondo posto sotto il diluvio. Nel 1985 lo
ingaggia la Lotus dove resterà fino al 1987 regalando alla squadra inglese
l’ultimo periodo di gloria. Nel 1988 corre con la McLaren e scopre quanto sia
difficile convivere con un compagno di squadra di alto livello. Trattasi di
Alain Prost. La coppia attraversa 2 stagioni drammatiche. Nel 1988 vince Senna,
nel 1989 tocca a Prost che a Suzuka tende un tranello che ad Ayrton costa il
titolo mondiale. La vendetta arriva un anno dopo sempre in Giappone. Prost è passato
alla Ferrari e si gioca il campionato con Senna. Al via il brasiliano punta la
macchina del francese e la sperona alla prima curva. Ayrton è campione del
mondo. La vendetta è compiuta. Ma di quel gesto, una sorta di tentato
omicidio/suicidio, il pilota brasiliano in seguito si pentirà. Senna resta
alla McLaren fino al 1993. Fa in tempo a vincere il terzo e ultimo titolo nel
1991, battendo Mansell nonostante l’inferiorità della McLaren nei confronti
della Williams.
Williams
appunto. Grazie alle intuizioni geniali del progettista Adrian Newey è la
squadra di punta degli anni ’90. Nel 1992 vince il mondiale Mansell, nel 1993
tocca a Prost. Senna dichiara “il pilota più forte deve correre con la macchina
più forte”. Così per il 1994 Senna firma con la Williams. Nonostante una
situazione tecnica eccezionale Senna non si trova a suo agio. Discute spesso
con Newey, non ha fiducia nella macchina e ha grossi problemi con il volante.
Già perché Ayrton continua ad utilizzare il volante di forma rotonda e le nocche
delle sue mani toccano contro la parte superiore dell’abitacolo. La macchina
non può essere riprogettata così Newey cerca di rimediare togliendo strati di
carbonio e lavorando sulle dimensioni del piantone dello sterzo. La stagione
inizia malissimo. A San Paolo, nel suo giardino di casa, esce di pista e vince
Schumacher con la Benetton. In Giappone viene tamponato da Hakkinen alla prima
curva.
Così Senna
arriva a Imola con zero punti in classifica, mentre in campionato Schumacher
viaggia a punteggio pieno. Ayrton non è sereno e a complicare il suo stato
d’animo sono due drammatici episodi. Venerdì 29 aprile Rubens Barrichello si
schianta alla variante bassa. Ne esce vivo per miracolo.Il giorno dopo muore il
pilota austriaco Roland Ratzenberger finito con la sua Simteck contro il
muretto della curva Villeneuve. Senna è un uomo distrutto. Si aggira per i
paddock con lo sguardo triste ma allo stesso tempo è consapevole che domenica
deve correre. Parte dalla pole position per la terza volta consecutiva e il suo
mondiale praticamente inizia a Imola. Al via della gara Pedro Lamy tampona JJ
Lehto. Entra la safety car. Quando la gara riparte Senna impone un ritmo
infernale per staccare Schumacher, ma il tedesco resta incollato agli scarichi
della Williams. Al settimo giro l’uscita di pista alla curva del tamburello che
si percorre come fosse un rettilineo. Tanti prima di Senna hanno sbattuto
contro quel muretto ma il 1° maggio del 1994 è successo qualcosa di anomalo. Il
casco di Senna è piegato su un lato, i soccorsi offrono l’idea del dramma. Il
disperato viaggio in elicottero verso l’ospedale di Bologna serve solo a
cambiare ora e luogo del decesso. La causa della morte è dovuta a un pezzo
della sospensione che dopo l’impatto si è infilata sotto la visiera come un
proiettile. Causa dell’incidente? Il cedimento del piantone dello sterzo,
particolare sul quale avevano lavorato i tecnici della Williams. In macchina
viene ritrovata una bandiera austriaca, pronta per la dedica a Ratzenberger.
Da
allora in Formula 1 nulla sarà più come prima e resta ancora un dubbio su come
si sarebbe sviluppata la storia di questo sport se Senna fosse sopravvissuto
allo schianto. Jean Todt raccontò che Ayrton era vicinissimo all'accordo con la
Ferrari per il 1995… Sulla sua tomba al cimitero di Morumbi è scritto
"NIENTE MI PUO’ SEPARARE DALL’AMORE DI DIO".By Dario Marchionna
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