Ci sono storie divenute leggende,
uomini che sfidano il tempo e che infrangono record insormontabili. Tutto questo,
e molto altro, è Javier Zanetti, il capitano con la faccia da bravo ragazzo che
ha annunciato l’addio al calcio giocato. Bisogna farsene irrimediabilmente una
ragione, perché dopotutto, qualunque storia, specialmente nello sport, ha una
fine, e questa, un po’ era nell’aria da tempo a seguito di presenze decimate e prestazioni
affaticate.
“Sento che è arrivato il momento”, chiarisce Zanetti. “Dopo
la rottura del tendine d’Achille volevo dimostrare di essere in grado di
tornare. Ce l’ho fatta, mi sento completo e realizzato. A 41 anni posso dire
che il calcio mi ha dato tantissimo, e io mi sono goduto ogni momento”.
Diciannove campionati, 616 presenze e 12 reti in Serie A. Undici
trofei vinti, tutti con la maglia dell’Inter.
Tante vittorie, ma anche 15 anni di amarezze scacciati via in una sola stagione, dove alzò al cielo tutto ciò che si poteva vincere. Un all-in pazzesco.
Tante vittorie, ma anche 15 anni di amarezze scacciati via in una sola stagione, dove alzò al cielo tutto ciò che si poteva vincere. Un all-in pazzesco.
Pensare che, quando il 18 luglio 1995 arrivò in ritiro a
Cavalese, si presentò solo e con una busta della spesa: ad attenderlo c’erano
soltanto due giornalisti. Zanetti ne ha fatta di strada: acquistato per fare da riserva, è poi diventato una bandiera,
e questo, Bergomi lo capì fin da subito: “Primissimo allenamento, facciamo
possesso palla. Lui non la perde mai, gli resta sempre incollata al piede. Quel
giorno pensai che avrebbe fatto la storia dell’Inter”.
Definirlo l’incarnazione dei valori dello sport, non sarebbe
affatto un azzardo errato ed Il Trattore, con la sua tenacia, con un
atletismo inumano ed con un attaccamento alla maglia raro a vedersi di questi
tempi, piace a tutti, ma proprio tutti.
Adesso siamo arrivati alla fine. Le prossime due partite
saranno le ultime con i colori neroazzurri, già domenica contro la Lazio l’ultima a San Siro,
lo stadio che più di tutti lo ha visto protagonista. Una prova generale per il
match in trasferta contro il Chievo, dove ci sarà l'applauso finale ad un signore del calcio
ed un grande uomo che adesso, proverà a fare grande la sua Inter da dietro una
scrivania.
Grazie capitano, hai scritto la storia del calcio come pochi.
Sarà dura la prossima stagione abituarsi nel non vedere la tua maglia in campo e quella figurina Panini sempre uguale.
Leandro Alfonso
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