mercoledì 10 settembre 2014

REAL SAN GIORGIO: INTERVISTA A DANIELE PIGNATALE



Il piccolo grande uomo, all’anagrafe Daniele Pignatale nato a Taranto il 20 luglio 1982. Probabilmente l’uomo più medagliato della rosa visti i trascorsi in squadre che hanno vinto campionati e scalato le classifiche. Pignatale è cresciuto nella scuola calcio Novellino, nome illustre del calcio tarantino, per poi passare al Grottaglie con il quale ha giocato in Promozione, Eccellenza e serie “D”, Stella Jonica e Palagianello in Eccellenza, Maruggio Promozione ed Eccellenza per poi ritornare alla Stella Jonica in Promozione e transitare nel Real San Giorgio lo scorso anno.
Un curriculum niente male, ricco di exploit personali che non hanno mai cambiato l’atteggiamento di un ragazzo sempre umile, mite, educato e rispettoso. Ragazzo gioviale che all’interno dello spogliatoio funge da collante, ben voluto da tutti e sempre disponibile, in campo corre, si danna l’anima per i compagni e per la maglia, si la maglia, perchè per Daniele la maglia è cosa seria.Quanto è importante questa maglia e questa società per te? “Importantissima, io sono legato alla maglia e agli uomini di questa società perchè mi hanno sempre trattato con i guanti bianchi sia ai tempi della Stella Jonica che oggi al Real San Giorgio. Particolarmente il Patron La Volpe, una persona rispettabile e rispettosa, credo che tutta la cittadinanza debba, in un certo qual modo, ringrazialo per aver sostenuto il calcio a San Giorgio. Una persona che è nel calcio da 15 anni, in un calcio fatto spesso di sole parole e non ha mai subito un fallimento societario, sempre puntale, merita tanto. Ma non solo lui, anche i suoi collaboratori sono sempre stati molto professionali e corretti, in una società così sana un giocatore può solo trovarsi bene.” Sei un calciatore piuttosto duttile che qualsiasi allenatore vorrebbe avere, in quale zona del campo ti piace giocare? “L’importante è giocare, indipendentemente dal ruolo, quando il Mister mi consegna una maglia dal 2 all’11 io sono contento e va tutto bene. Sono nato come ala destra pura, ho consumato la fascia per anni e anni, poi mi sono trasformato in seconda punta, trequartista e anche centrocampista. La maturità calcistica ti offre sempre opportunità che in altra età non hai.” Ha 32 anni, cosa ti spinge a giocare ancora e quali sono i momenti più belli della tua carriera? “L’età non conta, ho ancora tanta voglia di giocare al calcio, io devo sentire il terreno di gioco sotto i piedi giorno dopo giorno perchè fa parte della mia vita, il calcio è troppo bello. Nonostante un lavoro piuttosto duro, sveglia alle 04.30, quando arrivo sul campo di gioco mi sento automaticamente rigenerato, come se mi avessero ricaricato le batterie, è inspiegabile ma vero. Credo di non poter fare a meno di giocare, e non mi preoccupo nemmeno di correre dietro i giovanotti, in campo do tutto. I periodi più belli della mia carriera sono stati sicuramente Grottaglie, ascesa dalla Promozione alla serie D indimenticabile; Maruggio promozione in Eccellenza con una squadra non di fenomeni ma compatta e poi lo scorso anno con il Real quando abbiamo portato via tutto ciò che si poteva, Coppa e Promozione. Belle esperienze”. Obiettivi per quest’anno? “La salvezza prima di ogni cosa, possiamo ottenerla, siamo un bel gruppo composto da giocatori esperti e bravi. È logico che prima la otteniamo meglio è per tutti, poi tutto il resto è guadagno.”

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