Oltre al calcio giocato, il Real San
Giorgio, ha iniziato una forma di collaborazione con Don Nino Borsci, Direttore
della Charitas di Taranto. La società sangiorgese ha dato la disponibilità
della struttura e del personale tecnico per poter far svolgere, ai numerosi
ragazzi immigrati attualmente sotto la tutela della Charitas, attività sportiva
in particolare calcistica. In questo modo la società del Patron La Volpe
contribuisce, insieme agli altri organi preposti presenti sul territorio, ad un
più veloce inserimento dei ragazzi nell’ambito della struttura sociale anche
attraverso il calcio.
Gli accordi, ancora non del tutto affinati,
prevederebbero l’uso del terreno di gioco perchè vengano svolte partite di
calcio dal puro aspetto ludico. La presenza del personale tecnico favorirà lo
svolgimento delle gare da un punto di vista disciplinare e correttivo. Proprio
in questo ambito va inserito il volto nuovo della squadra allenata da Mr
Marinelli, Momodou Jallow. Attaccante nato il 6 dicembre del 1996 a Brikama in
Gambia (stato dell’Africa occidentale) e alla prima esperienza calcistica in
Italia ma già mascotte della società. Per chiunque è Momò. Ha fatto subito
breccia nell’animo di tutti, è coccolato e seguito attentamente non solo da un
punto di vista calcistico, nella fattispecie ci sono dirigenti e calciatori che
se ne occupano anche da un punto di vista morale. Domenica scorsa esordio
assoluto nella trasferta contro il San Vito con relativi commenti positivi
sulla prestazione: energico, volenteroso, leale e intelligente nel non cadere
nelle provocazioni altrui. Di religione Musulmana, è un ragazzo giunto in Italia
circa sei mesi fa e attualmente residente presso la struttura Casa Famiglia
della Charitas al rione Tamburi di Taranto. Insieme a Momò altri due giovani
calciatori, uno nato nel 97 e l’altro nel 99, hanno iniziato a calciare palloni
nelle fila delle giovanili, con la speranza che si affermino. In conclusione
sembra doveroso dire che il calcio modulato in questo senso può diventare un
punto di forza notevole della struttura sociale anche in una realtà piccola
come quella di San Giorgio e sembra anche doveroso ricordare che tutto questo
può e deve essere esteso anche ai nostri figli e nipoti.
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