Umberto Ingrosso,
main sponsor del Cus Jonico col suo marchio Casa Euro, racconta la sua
esperienza nell’intervista realizzata dal collega Toni Cappuccio
foto Umberto Ingrosso |
Umberto Ingrosso, da quanti anni ti sei innamorato
del basket e del Cus Jonico?
“Sono tre anni che seguo
la squadra. Inizialmente mi ha fatto avvicinare l'amicizia con alcuni
dirigenti, in particolare, i Conversano. Poi, una volta “catturato” mi sono
anche appassionato a questo sport. Insomma mi hanno stregato, per non dire che
“mi hanno fregato” (sorride, ndr).
Andando sul profondo della riflessione, cosa ti ha
ancora ammaliato di questo sport rispetto ad altri?
“Ho potuto constatare che
è uno sport che ti prende molto. E' veloce nel suo gioco e, quindi, ti
appassiona perchè il risultato, spesso, è sempre in bilico fino al fischio di
chiusura. Ti fa scaricare molta adrenalina, insomma. Prima, ho sempre seguito
il calcio che, però, ammetto ha frequenti cali di tensione e di lentezza di
movimenti di gioco, rispetto al basket, dove, invece, i cinque che si alternano
sul parquet sono tutti coinvolti con la stessa intensità, per cui le emozioni
sono forti, anche di chi guarda la partita. In più, riconosco che è un ambiente
pulito, uno sport sano dove si può partecipare con un buon tasso di genuinità
di comportamenti. E' bello vedere tanti ragazzini che fanno il tifo per la
propria squadra senza offendere mai gli avversari. Un comportamento davvero
educativo e non molto frequente nel calcio, purtroppo”.
Bisogna, però, constatare che, nonostante
quest'acclarato buon senso sportivo che tutti invocano, gli spalti del
PalaMazzola non sono così frequentati come al tempo dei fasti del mitico Cras.
La domanda, quindi, sorge spontanea: cosa occorre fare per riempirli questi
spalti, nonostante la società pratichi prezzi davvero da saldi e non
commisurati alla valenza di un campionato di B?
“Noi, io come main
sponsor e la società, ce la stiamo mettendo tutta. Con l'ultimo acquisto del
pivot, Salvatore Orlando, il roster si è arricchito di un buon elemento che va
a coprire la casella che mancava, sotto canestro. Riavvolgendo il nastro del
Cras, ricordo che anche nei primordi fu lo stesso, più o meno. Poi dal limbo
della serie C alla A, fu tutto un crescendo rossiniano di passione e di
appassionati. Con il Cus dobbiamo lavorare allo stesso modo, con pazienza e
lungimiranza. Come si sa, servono le vittorie per conquistare la prima pagina.
Al momento non sono molte ma bisogna considerare che il nostro bravo coach
Giovanni Putignano ha preso in mano la squadra a poco meno di due settimane
dall'inizio del campionato, dopo l'abbandono da parte di Dante Calabria, per
cui ha bisogno ancora di un po' di tempo per amalgamare i ragazzi ai suoi
schemi. Non bisogna nascondere che il girone del Cus è molto più competitivo
della stagione scorsa, annoverando squadre che vantano un lignaggio davvero
ragguardevole.”
Mi sembra di notare che, al momento, non ha preso
ancora corpo la buona abitudine dell'anno scorso di “esporre” la squadra, in
particolare, nelle scuole che, si sa, sono le incubatrici principali del
basket. Insomma, non sembra opportuno andare verso il corpo ed il cuore della
città per svegliarne i soliti torpori?
“Non abbiamo abbandonato
affatto questo tipo di “educazione al basket” fuori dal parquet.
Ce l'abbiamo nell'agenda
di lavoro, insieme al presidente Cosenza, ai suoi dirigenti, giocatori ed
allenatore. In questo periodo, però, abbiamo dovuto pensare di più
all'allestimento della squadra, per consentire al coach di lavorare con
intensità alla migliore chimica di squadra. Non appena riusciremo ad ottenere
migliori risultati sul campo, potremo andare a sollecitare migliore e maggiore
visibilità all'esterno. Ne sono sicuro. Non bisogna dimenticare, però, che sono
proprio le scuole che ci forniscono adepti, come sempre. Ne sono felice
testimonianza i circa 400/500 ragazzi di tutte le età che la lodevole
consorella Virtus fa crescere e bene. Essi, secondo me, sono il migliore
biglietto da visita che si possa presentare ai giovani”.
Come fanno quelli del Cus Jonico Casa Euro a far
fronte finanziariamente ai numerosi impegni che quest'intensità attività
comporta, tenendo presente anche quello, forse più oneroso, della gestione di
un palazzetto come il PalaMazzola? Con riferimento a ciò che dovrebbe e
potrebbe fare l'istituzione locale è sempre presente.
“Bella domanda, mai
troppo scontata! Io con la mia Casa Euro Immobiliare ed i solerti e bravi
dirigenti facciamo già tanto, costretti comunque a centellinare le risorse per
non farci trovare scoperti. Naturalmente sarebbero ben accetti altri
compartecipi al progetto, per cui non servono
soldoni ma tanti buoni soldini
che messi insieme ci farebbero stare più sereni e tranquilli. Le Istituzioni?
Purtroppo non ci aspettiamo molto da esse, sia perchè le loro casse piangono
“eternamente” e sia perchè, non mi sembra che abbiano dato dimostrazione di
grande entusiasmo e sostegno. Quando il Cras ha chiuso i battenti, c'è stata
solo indifferenza. Eppure, quella società aveva saputo aggregare un gran numero
di appassionati che la seguiva dappertutto. Un vero e proprio felice e,
genuinamente sportivo, fenomeno sociale”.
Non posso che condividere appieno questa
riflessione, ancorché amara. Ribadisco il concetto, ancora una volta: gli
amministratori dovrebbero capire, una buona volta, che incentivando e
sostenendo questi fenomeni sportivi dei privati, essi potrebbero essere i veri
“ammortizzatori sociali della città”.
Toni
Cappuccio
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