«Non sempre le grandi vincono contro le
più piccole».
Lucia Ceci, per proiettarsi alla sfida di Brescia in casa di chi ha il Tricolore stampato sul petto, sfrutta la lunga scia adrenalinica della vittoria numero uno della Pink nella massima serie. «Ho visto come giocano e sono temibili, ma ogni partita ha la sua storia, la palla è tonda e noi siamo cariche. Un po’ di fortuna ci vuole nel calcio, perché non dovrebbe accompagnare noi?».
Lucia Ceci, per proiettarsi alla sfida di Brescia in casa di chi ha il Tricolore stampato sul petto, sfrutta la lunga scia adrenalinica della vittoria numero uno della Pink nella massima serie. «Ho visto come giocano e sono temibili, ma ogni partita ha la sua storia, la palla è tonda e noi siamo cariche. Un po’ di fortuna ci vuole nel calcio, perché non dovrebbe accompagnare noi?».
«Al solo pensiero di poter fare un gol a
Chiara Marchitelli – continua il furetto biancorosso
– non capisco più niente, non so che
esultanza farei. Altro che trenino, chiederei il cambio e me ne andrei direttamente
dal campo (sorride, ndr)».
I tre punti di sabato
scorso, raccolti anche grazie al suo primo gol in Serie A, sono un buon
viatico: «Siamo
arrivate alla partita col Pordenone dopo quindici giorni di allenamenti intensi,
costellati da due ottime amichevoli, nelle quali abbiamo provato il 4-3-3 che
forse si addice di più alle nostre caratteristiche. Con questo modulo abbiamo
praticamente risolto la gara in partenza. La gioia personale invece me la
sentivo, venivo da giornate particolari, volevo dimostrare in primis a me
stessa di potermela giocare e avevo bisogno di scaricare la tensione. Nelle
prime tre partite di campionato ero sempre stata sostituita e avevo voglia di
rivalsa. Anche se non ero in condizioni ottimali sono scesa in campo e ho cercato
il gol, che finalmente è arrivato. Sono tanti anni che gioco a calcio, quando
ho visto la rete gonfiarsi è stato il momento più bello della mia carriera».
La svolta personale dovuta
al nuovo ruolo, figlio di esigenze tattiche: «Ho giocato a destra, la mister ci vuole
col piede opposto alla fascia di appartenenza. Nasco come ala sinistra, ho
fatto parecchi ruoli, questo non lo avevo mai ricoperto, però perché no? Se
serve uso anche il piede destro, basta essere veloci di pensiero e di
esecuzione».
Una partita che si
aspetta praticamente da sempre no, non può essere come le altre, neanche per
una Sfinge come Isabella Cardone. «Essere lì è il sogno di una giocatrice
più che di un’allenatrice. Di quando s’inizia e si fantastica di voler vincere
in casa dei campioni d’Italia. Ci sarebbe proprio gusto…».
Le bollicine del
primo successo in Serie A sono svanite: «Da lunedì abbiamo dimenticato i
festeggiamenti e l’opportuna contentezza per la prima vittoria. Abbiamo subito
pensato alla prossima tappa del nostro cammino. Dovremo mettere in scena una
partita perfetta per dire la nostra su un campo del genere. Ci servirà lo
stesso atteggiamento di sabato scorso, non potremo sbagliare. Anzi, occorrerà
maggior concentrazione, perché col Pordenone abbiamo commesso errori sia
individuali sia collettivi che, contro una formazione così blasonata ed esperta,
significherebbero incassare gol sicuri».
«Guai però –
ammonisce il tecnico barese –
a sentirci battute in partenza. Se l’Orobica ha preso un
punto a Brescia, perché non potremmo riuscirci noi? Vedo bene le ragazze, sono
molto concentrate e vogliose di essere protagoniste, questa è l’unica ricetta
per la trasferta in Lombardia e per tutto il campionato. Chi non è stata della
partita contro le friulane ha voglia di potersela giocare al cospetto delle
prime della classe. Spero proprio di fare una bella figura».
La salvezza della
Pink passa dal fraseggio: «Se
il possesso della palla diventa nostro, subiamo di meno. Abbiamo cercato di
inculcare alla rosa questa mentalità. Quando abbiamo un atteggiamento
arrendevole, abbassandoci di 15 metri, può succedere che le avversarie trovino
il guizzo vincente. Se il pallino è nostro, al contrario, possiamo imporre il
nostro gioco. Non era vero che la Pink non sapesse giocare a calcio in A, in
parte la manovra ancora non è fluida, possiamo fare ancora meglio. Col Pordenone
abbiamo disputato un buon primo tempo, ora non dobbiamo cullarci. Il pensiero è
uno: tutti a Brescia».
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