Capocannoniere della A, della B e della C1 (per due occasioni). Cittadino onorario di Livorno e Bari.
E in riva all’Adriatico è tornato quest’oggi, per registrare uno speciale di SKY all’interno della mostra “Eroi del Calcio – Storie di Calciatori”, installata al Teatro Margherita, a pochi giorni della sfida proprio tra labronici e pugliesi, valevole per la quarta giornata di ritorno di Serie B.
Igor Protti è rimasto legatissimo a Bari, che lo ricambia con strette di mano, pacche sulle spalle, selfie e cori, anche a distanza di quasi 19 anni dall’ultima volta col Galletto sul petto.
“Il fatto che questa mostra sia stata dedicata dall’AIC a Klas Ingesson" – ricorda commosso quello che nel Bari fu suo compagno di squadra nella stagione 1995/1996 – "dimostra una grande sensibilità nei confronti di un ragazzo che non dava tanto nell’occhio perché non era straordinario dal punto di vista tecnico, ma che aveva serietà, professionalità e attaccamento. Era un combattente in campo e lottava su tutti i palloni, tirando il petto in fuori. Un ragazzo che dava l’esempio con il modo di fare e non con le parole, perché lo sentivi pochissimo. Anche i suoi ultimi tempi sono stati un esempio per tutti. La sua forza, la sua voglia di non mollare, di far vedere che anche nei momenti in cui la salute non ti accompagna non si devono provare vergogna o paura”.
Nell’esposizione, in città fino all’1 marzo, non manca la sua casacca dei tempi biancorossi baresi, quando era soprannominato lo “Zar”: “Ci sono state città e maglie che ho vissuto e indossato per tanti anni. Quando stai tanto in un posto hai modo di legarti di più. Non mi vergogno di dire che anche dove sono stato un anno m’è rimasto qualcosa, che va oltre l’aver indossato una maglia magari una sola volta. Perché lo devi fare con passione, rispetto per quei colori, per la storia, per la gente. Una mia che lascerei qui? Sceglierla è impossibile. In carriera ero legato al numero 10. Ho avuto la fortuna e la gioia di indossare, da quando sono stati introdotti i cognomi sulle maglie, la numero 10 del Bari, del Livorno, del Napoli e della Lazio. Tutte squadre molto importanti. Quando giocavo le ho tenute, tuttavia mi sono accorto, dopo averne regalate nel corso degli anni, che qualcosina di alcune stagioni mi manca. Però in generale le ho”.
E in riva all’Adriatico è tornato quest’oggi, per registrare uno speciale di SKY all’interno della mostra “Eroi del Calcio – Storie di Calciatori”, installata al Teatro Margherita, a pochi giorni della sfida proprio tra labronici e pugliesi, valevole per la quarta giornata di ritorno di Serie B.
Igor Protti è rimasto legatissimo a Bari, che lo ricambia con strette di mano, pacche sulle spalle, selfie e cori, anche a distanza di quasi 19 anni dall’ultima volta col Galletto sul petto.
“Il fatto che questa mostra sia stata dedicata dall’AIC a Klas Ingesson" – ricorda commosso quello che nel Bari fu suo compagno di squadra nella stagione 1995/1996 – "dimostra una grande sensibilità nei confronti di un ragazzo che non dava tanto nell’occhio perché non era straordinario dal punto di vista tecnico, ma che aveva serietà, professionalità e attaccamento. Era un combattente in campo e lottava su tutti i palloni, tirando il petto in fuori. Un ragazzo che dava l’esempio con il modo di fare e non con le parole, perché lo sentivi pochissimo. Anche i suoi ultimi tempi sono stati un esempio per tutti. La sua forza, la sua voglia di non mollare, di far vedere che anche nei momenti in cui la salute non ti accompagna non si devono provare vergogna o paura”.
Nell’esposizione, in città fino all’1 marzo, non manca la sua casacca dei tempi biancorossi baresi, quando era soprannominato lo “Zar”: “Ci sono state città e maglie che ho vissuto e indossato per tanti anni. Quando stai tanto in un posto hai modo di legarti di più. Non mi vergogno di dire che anche dove sono stato un anno m’è rimasto qualcosa, che va oltre l’aver indossato una maglia magari una sola volta. Perché lo devi fare con passione, rispetto per quei colori, per la storia, per la gente. Una mia che lascerei qui? Sceglierla è impossibile. In carriera ero legato al numero 10. Ho avuto la fortuna e la gioia di indossare, da quando sono stati introdotti i cognomi sulle maglie, la numero 10 del Bari, del Livorno, del Napoli e della Lazio. Tutte squadre molto importanti. Quando giocavo le ho tenute, tuttavia mi sono accorto, dopo averne regalate nel corso degli anni, che qualcosina di alcune stagioni mi manca. Però in generale le ho”.
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