RIO DE JANEIRO - Messi conquista il Maracanà.
L'Argentina vince al debutto nel Mondiale battendo 2-1 la Bosnia con un
gran gol dell'asso del Barcellona e si porta al comando del gruppo F in
attesa della sfida fra Iran e Nigeria. Una Seleccion dai due volti
quella vista stanotte in Brasile, troppo difensivista e incapace di
creare gioco nel primo tempo, completamente trasformata nella ripresa
con un assetto tattico più spregiudicato. Perde con onore la Bosnia, al
suo debutto Mondiale: la squadra di Susic lotta alla pari per lunghi
tratti, ma poi si deve arrendere soltanto alla magia del genio del
calcio mondiale.
APRE UN AUTOGOL - C'è tanta attesa al Maracanà per il debutto di Messi, perché l'asso del Barcellona è una delle star più attese del torneo. Sabella lo posiziona sulla trequarti, alle spalle dell'unica punta Aguero, in un abbottonato 5-3-1-1 che garantisce molta copertura dietro ma non offre troppi sbocchi davanti. La fortuna del ct della Seleccion, nel mirino della critica e dei tifosi per l'esclusione di Tevez, arriva travestita da Sead Kolasinac, 20enne difensore dello Schalke 04, che, su una punizione di Messi dal lato corto dell'area, vede il pallone sbattergli addosso e finire in rete. L'Argentina si trova in vantaggio ma non sfrutta l'episodio favorevole, anche perché fa fatica a costruire gioco, non trova spazi, è lenta e macchinosa nel fraseggio. Non riesce ad accendersi anche Di Maria, che si fa notare solo per una rabona e un paio di numeri a metà campo. Merito anche di una Bosnia che esprime un buon calcio, ha la luce in Pjanic, un terminale offensivo di primissimo livello come Dzeko ed è sempre imprevedibile con Lulic. L'esterno laziale è fra i più incisivi e nel finale del primo tempo costringe l'ex portiere della Samp Romero a superarsi.
MESSI CHIUDE I CONTI - Sabella si rende conto che una
squadra con tanti talenti non può limitarsi a fare catenaccio e nella
ripresa cambia volto alla sua Argentina: dentro Higuain e Gago, fuori
Campagnaro e Maxi Rodriguez. Ridisegnato anche il modulo, che diventa un
4-2-3-1 con l'ex centrocampista della Roma e Mascherano a centrocampo,
Di Maria, Messi e Aguero dietro al Pipita, in campo poche ore dopo
essere stato al centro di un caso di mercato (indiscrezioni dalla Spagna
lo volevano a un passo dal Barcellona, il Napoli ha smentito
seccamente). Si vede subito che l'Argentina ha un altro passo con
quest'assetto tattico, è più vivace, più intraprendente, più squadra.
Così da un'azione di Messi, rifinita da Higuain, arriva il raddoppio
della Seleccion con un sinistro della Pulce dal limite che fa esplodere
il Maracanà (Leo torna a segnare al Mondiale dopo 8 anni, l'ultimo
centro alla Serbia nel 2006). Fa fatica a reagire la Bosnia, perché di
fronte ha una squadra completamente diversa rispetto a quella spenta e
opaca della prima parte di gara: Hajrovic ci prova un paio di volte da
fuori, ma non è fortunato. Il ct Susic prova a dare una scossa inserendo
forze fresche: fuori Mujdza, Hajrovic e Misimovic, dentro Visca,
Medunjanin e Ibisevic. Proprio quest'ultimo trova il guizzo per riaprire
la partita accorciando le distante negli ultimi cinque minuti, ma
l'Argentina, con il laziale Biglia al posto di Aguero, riesce a gestire
il vantaggio nel finale e porta a casa tre punti al debutto. Sabella
sorride, ma dalla prossima partita non potrà più regalare un tempo agli
avversari.APRE UN AUTOGOL - C'è tanta attesa al Maracanà per il debutto di Messi, perché l'asso del Barcellona è una delle star più attese del torneo. Sabella lo posiziona sulla trequarti, alle spalle dell'unica punta Aguero, in un abbottonato 5-3-1-1 che garantisce molta copertura dietro ma non offre troppi sbocchi davanti. La fortuna del ct della Seleccion, nel mirino della critica e dei tifosi per l'esclusione di Tevez, arriva travestita da Sead Kolasinac, 20enne difensore dello Schalke 04, che, su una punizione di Messi dal lato corto dell'area, vede il pallone sbattergli addosso e finire in rete. L'Argentina si trova in vantaggio ma non sfrutta l'episodio favorevole, anche perché fa fatica a costruire gioco, non trova spazi, è lenta e macchinosa nel fraseggio. Non riesce ad accendersi anche Di Maria, che si fa notare solo per una rabona e un paio di numeri a metà campo. Merito anche di una Bosnia che esprime un buon calcio, ha la luce in Pjanic, un terminale offensivo di primissimo livello come Dzeko ed è sempre imprevedibile con Lulic. L'esterno laziale è fra i più incisivi e nel finale del primo tempo costringe l'ex portiere della Samp Romero a superarsi.
FONTE CORRIEREDELLOSPORT
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